La vita è fatta di momenti felici indimenticabili, ma anche di molti momenti difficili.
Lutti, separazioni, traumi, malattie di vario tipo.
Momenti in cui ci sentiamo tristi e vuoti, in cui fatichiamo a vedere prospettive positive e sentiamo che nulla sarà mai più come prima.
Prima o poi nella vita tutti affrontiamo dei momenti difficili, non c’è una ricetta magica per superarli e tornare allo stato precedente.
Tuttavia dietro a ogni difficoltà, ogni trauma, dietro al dolore, c’è la possibilità di crescere e di trarre qualcosa di positivo anche dai momenti più difficili.
Dal trauma alla crescita
Vorrei iniziare raccontandoti una breve esperienza che ho vissuto:
Qualche settimana fa, stavo parlando con una ragazza che mi ha raccontato di un’esperienza che ha vissuto l’anno scorso.
In modo relativamente inaspettato, è venuta a mancare sua nonna che godeva di buona salute e a cui era molto legata.
Mi ha parlato di come le prime settimane siano state veramente dure e, ovviamente, dominate da un fortissimo senso di tristezza e da quella che in psicologia e psichiatria si chiama “ideazione prevalente”.
Per ideazione prevalente si intende:
La produzione di un pensiero che monopolizza la mente della persona, la quale non riesce a pensare ad altro.
Questa ragazza mi ha raccontato di come il dolore sia pian piano diminuito, lasciando spazio al ricordo, carico di sentimenti positivi.
A un anno da quell’evento, sicuramente traumatico, le chiesi di raccontarmi come stesse andando.
Dalle sue parole ho notato che lei stessa ritenesse di essere maturata molto, proprio in seguito a quell’esperienza.
Mi raccontò di aver migliorato i rapporti con le persone a lei care, specialmente con i genitori.
Il suo racconto mi è parso come la perfetta rappresentazione di ciò che alcuni ricercatori hanno chiamato “Sviluppo post-traumatico”.
Lo Sviluppo post-traumatico



Il concetto di Sviluppo post-traumatico si basa su molti dati di ricerca che indicano come la maggior parte dei soggetti che hanno subito forti traumi sia in grado di trarre alcuni benefici dall’esperienza.
Molte persone a seguito di un trauma guadagnano un senso di prospettiva, aumentano le capacità di perdono ed empatia e migliorano le relazioni con gli altri.
Quello che si vuole sottolineare usando il termine “sviluppo” è il fatto che quando si verificano questi eventi, di solito la prima tentazione è quella di cercare di riportare le cose al loro stato precedente, di smettere di stare male per ciò che è successo.
Purtroppo la sofferenza ha un suo decorso, non si può saltare direttamente alla fine del processo.
Proprio questo processo, con le sue difficoltà, se affrontato con la giusta consapevolezza, ci permette di uscirne come persone in qualche modo migliori.
In queste situazioni, è possibile cercare di gestire il dolore e le emozioni negative.
Potremmo dedicarci ad attività che consideriamo piacevoli, sport, hobby, o qualsiasi cosa che ci coinvolga e susciti emozioni positive.
Ma quando è possibile è altrettanto importante dedicare le nostre energie alla comprensione dei modi in cui il trauma può contribuire allo sviluppo di nuovi e più alti livelli di funzionamento della nostra personalità.
Questo contribuirà anche a lenire la sofferenza.
La chiave di volta sta nel cosiddetto benefit finding.
Una nuova rappresentazione dei momenti difficili
“Possiamo lamentarci perché i roseti hanno le spine o rallegrarci perché i cespugli spinosi hanno le rose”
Abraham Lincoln
Questa strategia consiste nel cercare di orientarsi verso una rappresentazione nuova dell’evento sollecitandosi a far leva sulle proprie risorse.
Lo scopo non è scappare dall’evento traumatico, ma confrontarsi attivamente con una realtà pesante, la quale però fa parte della vita.
Non si tratta ovviamente di una cosa facile da fare, ma per riuscire a reagire agli eventi negativi è necessario cambiare il nostro modo di considerare tali eventi.
Di solito pensiamo alla nostra vita come una singola dimensione in cui gli eventi che producono affettività positiva (piacere, gioia) operano nella direzione opposta rispetto a quelli che producono affettività negativa (dolore, tristezza).
Ma non è sempre così.
Prova a pensare a una delle scene più famose del cinema, quella in cui, nel film “L’attimo fuggente”, Robin Williams, che interpreta un professore, sale in piedi sulla cattedra, chiedendo agli studenti perché secondo loro l’abbia fatto.
Alla fine, spiega di averlo fatto per ricordare a sé stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse, anche se ci sembra impossibile o assurdo, ci dobbiamo provare.
Bene, tornando a noi, tutti gli eventi, le esperienze, le situazioni, possono essere guardati da diversi punti di vista e un punto di vista non esclude l’altro.
Anche in un evento fortemente negativo, che ci porta grande dolore, possiamo trovare qualcosa che ci consenta di trarne dei benefici.
Ovviamente questo non deve significare dare meno importanza all’evento o cancellare il dolore che abbiamo provato.
In realtà, già a livello biochimico le sensazioni di piacere e dolore sono mediate da neurotrasmettitori differenti, per cui le attivazioni del “bene” e del “male” sono indipendenti.
Questo significa che l’affettività positiva e quella negativa possono essere attivate contemporaneamente (co-attivazione).
Co-attivazione e consapevolezza
Perciò un certo punto di vista, con la sua connessa affettività, non esclude altri punti di vista, connessi ad affettività differenti o persino opposte.
Larsen sostiene che la consapevolezza della possibile co-attivazione possa consentire alle persone di dare senso agli stress della vita, di acquisire padronanza sugli stress futuri e di superare le esperienze traumatiche, trasformando le avversità in vantaggi.
Essere consapevoli della possibilità di trovare negli eventi traumatici un punto di partenza per uno sviluppo positivo di sé stessi, può essere utile per mettere in pratica questo meccanismo.
Non dobbiamo commettere l’errore di sottovalutare la forza della consapevolezza.
Spesso lo studio e la riflessione su noi stessi, che portano alla consapevolezza dei meccanismi sottostanti ai nostri comportamenti e ai nostri stati emotivi, possono produrre più cambiamenti di molte strategie e attività pratiche che andiamo cercando come risposte facili e immediate ai nostri problemi.
Lo so, non sei ancora convinto della possibilità di vedere qualcosa di positivo in un evento molto negativo…
La difficoltà di questo cambio di prospettiva sta nel fatto che ci spinge a considerare la co-presenza di fattori opposti (piacere e dolore, malessere e benessere, vita e morte).
Soprattutto ci porta a riconoscere e ad accettare le esperienze negative e traumatiche.
La sofferenza e la tristezza, fanno parte della vita e non possiamo eliminarle una volta per tutte.
L’obiettivo non è trovare il modo per non provare più tristezza, angoscia o ansia, semplicemente perché la vita è fatta anche di queste cose.
Il “lato positivo” dei momenti difficili



L’obiettivo è vivere questi sentimenti senza portarli all’estremo, grazie alla consapevolezza dei benefici che potremmo trarre da essi.
Porsi un obiettivo raggiungibile, come quest’ultimo, è un passo fondamentale e imprescindibile per affrontare diversamente i momenti difficili, senza lasciare che ci travolgano.
Proviamo a pensare a una persona che sta invecchiando.
L’invecchiamento, è una fase della vita che porta a concentrarsi sulle numerose e inevitabili perdite fisiche e psichiche.
Queste perdite sono accompagnate quasi sempre dalla tristezza, veicolata dal decadimento dell’efficienza, della memoria, della reattività motoria e cognitiva.
Tuttavia, è possibile, con un po’ di impegno, aggiungere a questi pensieri carichi negativamente, qualche pensiero che, pur partendo dagli stessi fatti, tragga conclusioni differenti.
Accettare, per esempio, la perdita di memoria e il distacco da molte cose, senza affliggersi costantemente per questo, potrebbe aprire la strada verso una dimensione di leggerezza, di superiorità rispetto alla sostanziale futilità degli eventi, che nell’immaginario comune è tipica della saggezza dell’anziano.
È evidente come vivere l’invecchiamento in questo modo non avrà l’effetto di fermarlo, o di cancellare totalmente i pensieri negativi.
Sicuramente chi arriva a questa fase della vita avendo imparato ad affrontare le situazioni negative con la consapevolezza di poterle guardare da diverse angolazioni, evitando di restare costantemente fermo su una sola, riuscirà ad alternare ai pensieri negativi, che da soli potrebbero travolgerlo, dei pensieri positivi che contribuiranno a farlo vivere meglio.
Conclusioni
La ragazza di cui ho parlato all’inizio dell’articolo non ha tratto solo sofferenza dalla sua perdita.
È diventata più consapevole dell’importanza di dedicare più tempo possibile alle persone a lei care.
Non parlo di una consapevolezza superficiale, ma di una consapevolezza profonda che nasce proprio dal vivere esperienze intense.
Una consapevolezza che porta effettivamente a un cambiamento del comportamento che altrimenti non sarebbe avvenuto.
Inoltre, la condivisione di un momento così difficile con i suoi genitori ne ha rafforzato il rapporto in un modo che difficilmente sarebbe stato possibile senza quella condivisione.
La sofferenza non è stata cancellata da questo sviluppo personale.
Tuttavia la consapevolezza della possibilità della co-attivazione di entrambe le dimensioni le ha permesso di integrare l’evento negativo nella sua storia di vita, cogliendone gli insegnamenti sulle persone, sulla vita e su sé stessa.
Ti voglio lasciare con una citazione che apprezzo molto:
“Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici”
Khalil Gibran
Ti ringrazio per aver letto l’articolo se ti è piaciuto puoi condividere il post e farmi un regalo.



Matteo Costa, dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche e laureando in Psicologia. La mia ambizione è quella di imparare e condividere la maggior quantità possibile di informazioni, esperienze e pensieri su tutto ciò che può aiutare a migliorare la salute delle persone, delle famiglie e delle comunità, in modo da incrementare la qualità di vita di chi condivide con me questo interesse.